Naturalista ed insegnante
Fin da piccoli sulle alte quote: ricordi indimenticabili che durano una vita
Iniziamo con le tue prime esperienze a contatto con la natura, con i ricordi dei tempi dell’infanzia e dell’adolescenza. La montagna è entrata nella tua vita grazie ai genitori, alla nonna, agli zii e ai cugini che ti hanno fatto scoprire il nostro territorio e quelli vicini, dalla Valtellina fino alle vette di Cervinia dove ti sei cimentato per la prima volta oltre i 3000 metri di quota. Ci racconti queste esplorazioni giovanili che ti hanno avvicinato in particolare agli ambienti alpini?
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Il minimondo dei cristalli come palestra per l’occhio del Naturalista
(Il volume scritto da D. Claugher, “Scanning nature”, è uno dei libri sui quali studiava il prof. Formenti. Riporta un centinaio di fotografie di particolari di fiori, di fossili, di animali e di minerali ingranditi almeno 10000 volte.)
La curiosità per l’osservazione del mondo naturale ha modificato il tuo sguardo. Non ti accontentavi di guardare i paesaggi che ti circondavano durante le camminate in montagna. Il piacere della scoperta e dell’indagine alimentava i tuoi interessi. La tua iniziale formazione scolastica, come perito industriale, ha facilitato il tuo approccio alla conoscenza degli ambienti e agli approfondimenti in campo geologico, botanico e zoologico. La tua prima scuola di osservazione naturalistica è stata la cristallografia e la mineralogia. Da allora lo sguardo è sempre più orientato verso l’osservazione minuziosa del mondo naturale. Così è nato un curioso connubio tra le nozioni scolastiche sul disegno industriale e l’interesse per la cristallografia e la mineralogia. Ci spieghi in che modo il disegno industriale ti ha aiutato ad osservare, ad esempio, i piani di simmetria di un cristallo?
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Studente-lavoratore, ma sempre sui banchi di scuola
La tua attività di docente, che hai svolto per tanti anni all’Istituto Agrario Pastori di Brescia, è iniziata presto, dopo il diploma di perito industriale con il quale avevi già la possibilità di insegnare nelle ore di applicazioni tecniche un tempo previste nelle scuole medie. Così mentre lavoravi in Seminario, concentrando le ore di insegnante in un paio di giornate, potevi frequentare negli altri giorni della settimana le lezioni di scienze naturali all’Università di Parma dove ti eri iscritto. Le tue conoscenze naturalistiche hanno così spaziato a 360 gradi e le osservazioni sono continuate in laboratorio attraverso l’uso di strumenti ottici. Cosa ricordi di quegli anni così pieni di impegni, divisi tra lavoro e studio?
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La didattica naturalistica si coltiva … in campagna!
Come insegnante di scienze naturali hai sempre dato molta importanza alle lezioni pratiche, quelle svolte all’aperto, e quelle strumentali compiute in laboratorio. In particolare le esperienze in campo botanico ti sono servite per stimolare i tuoi studenti e avvicinarli all’osservazione della natura. In un istituto agrario è normale dedicare le ore di insegnamento all’attività di campagna e quindi trascorrere più tempo fuori dalla scuola e nei laboratori piuttosto che in classe. Gli studenti erano interessati agli argomenti delle tue lezioni? Come cercavi di incuriosirli? Quali sono le esperienze didattiche che a tuo giudizio sono più importanti?
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La gestione museale: un “affaire” di lunga data
Non ti sei occupato solo di insegnamento, perché hai avuto un incarico pubblico che ti era stato affidato dall’amministrazione comunale. Infatti per diversi lustri hai partecipato, in qualità di membro della commissione di gestione, alla vita del Museo di Scienze Naturali di Brescia. I primi incontri della commissione si svolgevano al Museo di Santa Giulia, perché il Museo di Scienze Naturali aveva abbandonato la sede del Castello, e si stava progettando la costruzione di quella di via Ozanam. Quindi dalla fine degli Anni Sessanta fino all’inizio degli Anni Novanta hai vissuto in prima persona un periodo molto importante della storia del museo che è coinciso con la nascita della nuova sede. Pensando a quegli anni cosa ti viene in mente? Riesci a fare un collegamento tra i problemi, le attività e le necessità di allora e l’attualità? Proprio in questo periodo si sta discutendo di una nuova sede del Museo di Scienze Naturali che prevede l’opzione dell’abbattimento dell’attuale edificio di via Ozanam e la sua ricostruzione.
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